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sabato 10 novembre 2012

Viva l'Italia: Uno spaccato di verità.

Il film è diretto da Massimiliano Bruno, al suo secondo esordio in regia.
Il film, li quale in parte è stato girato all'Aquila, pone una domanda cui pochi si sono fatti:
Cosa accade se un politico a causa di un grave malore perde i freni inibitori e dice tutto ciò che gli passa per la testa diventando così una minaccia per se stesso e per il suo partito?
E' a questa domanda che il regista cerca di dare una realistica risposta, anche se nel filmato non mancano numerose e gustose gag divertenti. Un film sicuramente da non perdere, uno dei pochi film italiani degli ultimi anni che è capace di far ridere a crepapelle, commuovere e riflettere allo stesso tempo.

La pellicola racconta la storia di un politico corrotto, l'onorevole Michele Spagnolo (Michele Placido) e dei suoi tre figli (Ambra Angiolini, Alessandro Gassman e Raoul Bova), ognuno dei quali viene “spinto” nelle diverse occupazioni tramite una dovuta raccomandazione. Quando però loro padre subisce una ischemia cerebrale, tutto cambia: il malore improvviso costringe il politico a dire tutto ciò che gli passa per la mente, scompigliando improvvisamente le carte e rovinando tutti gli equilibri. Michele, preso dall'impeto che non può far a meno di dire la verità, inizia così a confessare alla moglie di non averla mai amata e di averla tradita innumerevoli volte; rivela al figlio Valerio (Gassman) che è uno stupido e che la moglie Anna lo tradisce; sbatte in faccia alla figlia Susanna la sua totale incapacità di recitare... non solo, ad una conferenza stampa afferma che lui non ha mai creduto a niente di ciò che affermava in politica, che lo diceva solo per prendere voti, che in realtà non crede nella famiglia, così come non lo credevano i suoi colleghi. Inutile aggiungere che il protagonista viene cacciato dal partito, e a risentirne ne è la sua sessa famiglia, che non potendo più godere delle raccomandazioni dovute inizia ad assaporare un'amara verità.
La figura di Michele diventa così il perno di tutta la pellicola che, forte della sua “malattia”, si libera dai sensi di colpa urlando a pieni polmoni tutta la verità nascosta da un'intera vita di falsità, e permettendo così anche agli altri personaggi di crescere, di evolversi, di maturare da “eterni bambini” a cui tutto era dovuto, a “uomini” e riparare i disastri della loro vita. Nel film il sopraggiungere della “malattia” quindi è visto non come uno stato di “delirio”, ma come al ritorno ad uno stato di salute, come ad affermare che non è la malattia del protagonista ad essere delirante, ma è lo stato delle cose ad essere afflitto da una accecante delirio collettivo, di cui la maggior parte della politica ne è affetta. E l'unico modo per uscirne è proprio iniziare a dire e a pretendere la verità, come lo stesso protagonista afferma in un bellissimo monologo finale.

Voto:
5/5


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