Il film
è diretto da Massimiliano Bruno, al suo secondo esordio in regia.
Il film, li quale in parte è stato girato all'Aquila, pone una domanda cui pochi si sono fatti:
Cosa
accade se un politico a causa di un grave malore perde i freni
inibitori e dice tutto ciò che gli passa per la testa diventando così una
minaccia per se stesso e per il suo partito?
E'
a questa domanda che il regista cerca di dare una realistica
risposta, anche se nel filmato non mancano numerose e gustose gag
divertenti. Un film sicuramente da non perdere, uno dei pochi film
italiani degli ultimi anni che è capace di far ridere a crepapelle,
commuovere e riflettere allo stesso tempo.
La
pellicola racconta la storia di un politico corrotto, l'onorevole
Michele Spagnolo (Michele Placido) e dei suoi tre figli (Ambra
Angiolini, Alessandro Gassman e Raoul Bova), ognuno dei quali viene
“spinto” nelle diverse occupazioni tramite una dovuta
raccomandazione. Quando però loro padre subisce una ischemia
cerebrale, tutto cambia: il malore improvviso costringe il politico a
dire tutto ciò che gli passa per la mente, scompigliando
improvvisamente le carte e rovinando tutti gli equilibri. Michele,
preso dall'impeto che non può far a meno di dire la verità, inizia
così a confessare alla moglie di non averla mai amata e di averla
tradita innumerevoli volte; rivela al figlio Valerio (Gassman) che è
uno stupido e che la moglie Anna lo tradisce; sbatte in faccia alla
figlia Susanna la sua totale incapacità di recitare... non solo, ad
una conferenza stampa afferma che lui non ha mai creduto a niente di
ciò che affermava in politica, che lo diceva solo per prendere voti,
che in realtà non crede nella famiglia, così come non lo credevano
i suoi colleghi. Inutile aggiungere che il protagonista viene
cacciato dal partito, e a risentirne ne è la sua sessa famiglia, che
non potendo più godere delle raccomandazioni dovute inizia ad
assaporare un'amara verità.
La
figura di Michele diventa così il perno di tutta la pellicola che,
forte della sua “malattia”, si libera dai sensi di colpa urlando
a pieni polmoni tutta la verità nascosta da un'intera vita di
falsità, e permettendo così anche agli altri personaggi di
crescere, di evolversi, di maturare da “eterni bambini” a cui
tutto era dovuto, a “uomini” e riparare i disastri della loro
vita. Nel film il sopraggiungere della “malattia” quindi è visto
non come uno stato di “delirio”, ma come al ritorno ad uno stato
di salute, come ad affermare che non è la malattia del protagonista
ad essere delirante, ma è lo stato delle cose ad essere afflitto da
una accecante delirio collettivo, di cui la maggior parte della
politica ne è affetta. E l'unico modo per uscirne è proprio
iniziare a dire e a pretendere la verità, come lo stesso
protagonista afferma in un bellissimo monologo finale.
Voto:
5/5
Il nuovo look è una favola! Vai così! tvb
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