Stavo
giusto facendo zamping davanti al televisore, quando mi sono apparse
davanti una serie infinita di Reality show. Da non credere quanto
l'essere umano sprechi così tanta energia per costruire simili
idiozie. Mi viene subito alla memoria il film “The Truman Show”.
Forse il paragone non è un gran che azzeccato, visto che almeno il
protagonista non aveva la benché minima percezione di quello che gli
stava accadendo, ma guardando per un secondo quelle immagini, non ho
potuto far a meno di pensare.
Nel 1998 Peter
Weir (regista del film) irrompe sul grande schermo quasi come una
sorta di profezia tanto temeraria quanto giusta e veritiera per gli
anni futuri: la visione di una televisione dal potere incontrollato e
devastante, e dell’impatto che i reality Show avrebbero avuto sul
pubblico.
Sono passati più
di 10 anni dall’uscita nelle sale di “The Truman Show”, e da
quando questo film è comparso nei cinema la televisione si è
trasformata in qualcos'altro: dal primo reality ne è sopraggiunto un
secondo e poi un terzo, un quarto... fino ad arrivare a intere
produzioni in serie, il cui successo è andato oltre ogni aspettativa
(ahimè, purtroppo è così), e il fenomeno sembra non subire crisi.
Ed è stato così che i palinsesti di quasi tutte le emittenti
televisive sono stati inondati da questo nuovo, funesto, tsunami. I
film trasmessi in prima serata sono diventati sempre più delle
eccezioni, quasi dei ricordi sbiaditi, e anche i talk show hanno
dovuto adattarsi ai nuovi format. A fare audience sono le vicende
private della gente comune, e ci si è spinti così tanto in questa
direzione che oramai risulta invisibile il confine che separa la
finzione televisiva dalla realtà umana, fin quando non si trasforma
tutto in una grande bolgia. Ad esempio, protagonisti del Grande
Fratello sono personaggi sempre meno “comuni” e sempre più
“estroversi” (se così si può dire).
Ma, tornando al
film, la storia di Truman in breve è questa: per i primi trent'anni
- esattamente 10909 giorni - nella vita insapore di Truman Burbank
(Jim Carrey) sono stati banalmente lisci come l'olio nella tranquilla
e incolore comunità suburbana di Seahaven. Un giorno, però, accade
qualcosa di insospettabile: dal cielo piove un gigantesco riflettore,
poi iniziano ad accadere delle cose insolite.
Truman si sente quasi
seguito, le fotografie di famiglia sembrano quasi finte, le
macchine e i cittadini si comportano in maniera quasi strana.
Insomma, Truman avverte che c'è qualcosa che non va nella sua vita,
e ben presto ne scopre l'orrendo motivo: La sua vita non esiste.
L'isolotto su cui abita,
Seahaven, è un gigantesco studio televisivo creato dal regista
Christof (uno spietato Ed Harris). Tutte le persone che Truman
incontra e con le quali si relaziona sono degli attori, compresi i
genitori, l'amico Marlon
(Noah Emmerich) e sua moglie Meryl (Laura
Linney), che sembra essere quasi uscita da un cartellone
pubblicitario perché durante il film non perde mai tempo a
rivolgersi alla telecamera per fare pubblicità in diretta, anche
quando il marito sta andando sull'orlo di una crisi di nervi.
Tutte
le vicende sono pianificate e deviate dalla produzione; anche il
giorno e la notte non sono veri, ma artificiali, così come il cielo
- dipinto sulla cupola del mega studio - , il mare, i fenomeni
atmosferici le abitazioni e le strade.
I nomi dati ai
personaggi nel film non a caso sono pieni di significati simbolici.
Il nome del protagonista, Truman
Burbank è
composto da due parole inglesi: "True"
(vero) e "Man"
(uomo). Questo indica subito che Truman è l'unico ad essere reale
nello show, e ogni altro uomo è finto. Il significato contenuto nel
nome è ulteriormente sottolineato nel dialogo finale fra Truman e
Christof:
Truman: "Non
c'era niente di vero?" Christof: "Tu eri vero!".
Il cognome di Truman, Burbank, fa riferimento alla città di Burbank
in California, sede di molti studi televisivi e cinematografici.
Invece
Meryl, la consorte di Truman, è così
chiamata in riferimento a Meryl Streep, l'omonima attrice. Infatti
anche lei non è nient'altro che un'attrice che recita il ruolo di
qualcuno che ama Truman, ma lei in realtà non prova nessun sentimento per lui.
Marlon invece,
che è il presunto miglior amico di Truman, prende il
nome da Marlon Brando. Anche lui, come Meryl, è solo un
attore che non ha veri sentimenti di amicizia. E in fine c'è
Christof, il
“creatore”.
Il suo nome di fatti è un'allusione a Cristo: Christof osserva
il “suo mondo” dal cielo, all'interno della falsa luna dove ha
sede lo studio. Un ulteriore punto di vista propone "Christ"-""of(f)"
cioè “l'assenza di Cristo”, per sottolineare come il personaggio
sia maledettamente simile ad un diabolico burattinaio. Ogni strada o piazza nella
città di Truman ha il nome di un attore (come ad esempio “Lancaster
Square”). Il nome della barca con la quale Truman decide di
affrontare il mare per fuggire dalla città, è la Santa Maria,
come una delle caravelle di Cristoforo Colombo che uscirono dal
mondo allora conosciuto varcando l'ignoto per approdare a un nuovo
mondo. La città artificiale nella quale vive si chiama Seahaven,
letteralmente "rifugio di mare", o "porto sicuro",
riferito a un luogo che doveva apparire a Truman il più rassicurante
possibile (come si vede, in tutta la sua vita il protagonista viene
continuamente dissuaso dal tentare di uscire dalla città), e il nome
inoltre, con la sua assonanza con heaven (in
inglese, paradiso) richiama a un'idea di luogo ameno e
idilliaco. Nella targa dell'auto di Truman, inquadrata in primo piano
in una scena del film, si legge: “Seahaven - il posto migliore
in cui vivere”.
La sferzante
ironia del regista Peter Weir però non condanna solo il mezzo
televisivo e i suoi manovratori, comunque altamente condannabili. Che
hanno sempre la smania di essere superiori a tutto, (significativa la
frase di Christof mentre parla con Truman, verso la fine, «Io
sono il Creatore - pausa - di uno show televisivo»), ma
anche il pubblico, che segue ininterrottamente le vicende di Truman
dalla sua nascita, non riuscendo a staccarsi mai dalla TV, quasi come
se ci si fosse incollato sopra.
Per anni esso
segue come ipnotizzato lo show in tv. Gli spettatori hanno persino le case piene di
gadget dello show, cuscini con la faccia di Truman, tazze, e
accessori. Il pubblico segue costantemente le vicende di Truman, a qualsiasi
orario e da qualsiasi luogo in cui si trova (anche a lavoro o
addirittura in bagno), del giorno e della notte (guarda la
televisione persino mentre Truman non fa altro che dormire, di
notte).
Truman fa quasi integralmente parte della sua vita.
Truman fa quasi integralmente parte della sua vita.
Certo, fa il tifo
per lui durante la sua fuga, ma solo perché in cerca di uno
spettacolo maggiormente appassionante, mentre per trent'anni non si è
mai indignato. Non ha fatto mai nulla.
In conclusione, un
ottimo film, assolutamente da vedere.
Voto:
5/5
tvb
RispondiEliminaBello il commento e la critica| Sei maiuscola. Tvb
RispondiEliminaTanti auguri a te, tanti auguri a te! tvb papà
RispondiEliminaBelli i post su Truman Show e Indiana Jones di cui candivido l anagrafe. Mi piace! Luisa57
RispondiEliminaQuesto film è fantastico. L'ho visto più di una volta. Intelligente e sofisticato ed è davvero stupefacente come abbia in un certo senso "profetizzato" la nascita dei reality. Comunque non avevo mai fatto caso alla simbologia dietro ai nomi! Assurdo! Questo mi fa apprezzare ancora di più il film! Grazie di avermi fatto scoprire questo lato che mi era rimasto nascosto del film. Davvero un bel post. Si vede che ci metti tanta passione. Il cinema devi proprio amarlo tanto! Hai tutta la mia stima! Complimenti!
RispondiEliminaQuasi del tutto snobbato agli oscar! -.- Mah!
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