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mercoledì 5 dicembre 2012

Ted: Un'insopportabile orso

John è un bambino timido e introverso, che non riesce a fare amicizia con i suoi coetanei, così riceve in regalo dai genitori un bel orsacchiotto di peluche: il bambino si affeziona talmente al pupazzo che esprime il desiderio che questo possa prendere vita e stare per sempre con lui. Inaspettatamente il suo desiderio si realizza.

Passati la bellezza di ventisette anni l'orsetto si è “trasformato”, diventando sboccato, consumatore abituale di droghe, sessuomane, e chi ne ha più ne metta, provocando problemi a Jhon, che nel frattempo ha trovato lavoro e si è fidanzato con Lori, la quale – giustamente – non sopporta ne il pupazzetto, ne il rapporto che il suo ragazzo ha con l'orso.
Dal creatore dei Griffin, che sono di per sé una rappresentazione di una realtà a tratti – se non sempre – vuota, ci si può aspettare di tutto, meno quello che si visiona realmente sul grande schermo, perché va bene la rappresentazione di una “realtà vuota”, ma da qui all'esaltazione, all'elogia, ce ne passa di acqua sotto i ponti...
Sul serio, pensavo che si era visto di tutto, e il culmine della sopportazione era arrivato con i classici cinepanettoni di natale all'italiana, dove tutto va ai limiti del ridicolo e del sopportabile. Ma qui si va ben oltre, perché il suddetto film di ridicolo non ha nulla, e sarebbe stato meglio che ce l'avesse.
Il continuo disporsi di frasi come “sono strafatto”, “ero strafatto”, “facciamoci” e così via, o come il susseguirsi ininterrotto di scene scabrose in modo del tutto gratuito in cui tutti, animali, ragazzi, adulti e più che adulti, si affogano di tequila e rum, e non solo, altre scene orrende che, per pubblico pudore, non mi va neanche di descrivere, farebbe venir voglia di vomitare anche alla persona più resistente di stomaco. Il protagonista poi è un fallito che a trentacinque anni ancora non sa fare praticamente nulla se non fumare bong stravaccato sul divano con l'amico orsacchiotto, che è più cerebroleso di lui. Inoltre i personaggi femminili, oltre alle loro praticamente nulle doti artistiche, sembrano selezionate fra le conigliette di playboy.
E il finale? Praticamente scontato, banale e orrendo: sarebbe stato infinitamente meglio che il protagonista fosse stato buttato nella pattumiera.

Voto:
0/5

2 commenti:

  1. Abito in Toscana, tu devi essere la figlia di Gabriele! Mi piace la grafica e i commenti. Sei forte. Francesca De Rossi

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