L’altra
sera, senza sapere neanche come, mi sono trovata a discutere con degli amici
sul film “Gomorra”.
Ora,
per quei pochi che non lo sapessero Gomorra è un film diretto da Matteo
Garrone, che si è basato sul best-seller di Roberto Saviano: Gomorra, e ancora per quei pochi
che non lo sapessero, Il libro è un viaggio nel terribile e
criminale mondo della camorra e dei luoghi dove questa è nata e vive. Il libro
si basa principalmente su esperienze di vita propria dello scrittore (come per
esempio quando ad un certo punto si parla di un abito realizzato per Angelina Jolie in
una fabbrica dell'interland nord di Napoli, dove lo dichiara espressamente in
un breve estratto del libro: “Pasquale mi iniziò al
complicato mondo dei tessuti. Avevo cominciato anche a frequentare casa sua […].
Pasquale aveva acceso la televisione, cambiando i vari
canali era rimasto immobile davanti allo schermo, aveva strizzato gli occhi
sull'immagine come un miope, anche se ci vedeva benissimo […]. In tv Angelina Jolie calpestava la passerella della notte degli
Oscar indossando un completo di raso bianco, bellissimo [...]. Quel vestito
l'aveva cucito Pasquale in una fabbrica in nero ad Arzano. Gli avevano detto
solo: 'Questo va in America' […] Si ricordava bene quel tailleur bianco. Si
ricordava ancora le misure, tutte le misure […]. Non avrebbe potuto dirlo a
nessuno […]. Non poteva dire: 'Questo vestito l'ho fatto io'. Nessuno avrebbe
ceduto ad una cosa del genere. La notte degli
Oscar, Angelina Jolie indossa un vestito fatto ad Arzano da Pasquale. Il
massimo ed il minimo.” ), atti processuali e sulle indagini della
polizia.
Numerose
sono state le collaborazioni di Savaino con le più importanti testate
giornalistiche italiane ed internazionali. Attualmente in Italia collabora con
L’espresso e La Repubblica, negli Stati Uniti con il Washington Post, il New
York Times e il Time, in Spagna con El Pais, in Germania con Die Zeit e Der
Spieghel, in Svezia con Expressen e in Gran Bretagna con il Times. A causa del successo
ottenuto da Gomorra Saviano ha avuto diverse
ripercussioni sulla sua vita privata: ricevendo lettere minatorie, telefonate mute e,
sopra ogni altra cosa, una sorta di “isolamento ambientale”.
A causa delle minacce ed
intimidazioni subite, l'allora Ministro dell’Interno Giuliano Amato, decise di
assegnargli una scorta per motivi di sicurezza il 13 ottobre 2006 .
Il 14 ottobre 2008 arrivò la notizia
di un attentato nei confronti dello scrittore: un ispettore di Polizia della DIA
informò la direzione distrettuale antimafia di essere venuto a conoscenza, dal
pentito Carmine Schiavone, di un piano per uccidere lo scrittore e gli uomini
della scorta entro Natale con un attentato sull'autostrada Roma-Napoli.
Tuttavia, Carmine Schiavone smentì di essere a conoscenza di un piano dei Casalesi
per uccidere Saviano, provocando l'immediata risposta dello scrittore: "È
ovvio che lo dica; se lo dicesse, implicitamente dovrebbe ammettere di avere
ancora rapporti con la criminalità organizzata". Tuttavia .Carmine
Schiavone, pur negando di sapere dell'attentato, ha confermato che Saviano è
stato condannato a morte dal clan dei casalesi.
Nel 2008 Saviano decise di lasciare
il paese in seguito alle minacce, confermate da informative e dichiarazioni di
collaboratori di giustizia, che svelarono il progetto di eliminarlo da parte
del clan dei Casalesi.
Ora, tornando finalmente al film, che
parla per’appunto di ville sfarzose di boss
malavitosi create a immagine e somiglianza di quelle di Hollywood, di campagne
pregne di rifiuti tossici smaltiti per conto di mezza Europa, di una parte di popolazione
che non solo convive con questa “realtà”,
ma addirittura la difende e ne approva l'operato. Il film racconta di un “Sistema”
(questo il nome usato per riferirsi alla camorra) che adesca reclute non ancora
adolescenti,
dei bambini, facendo loro credere che la loro sia l'unica possibilità
di vita, bambini convinti che l'unico modo di morire e vivere come un uomo vero
sia quello di morire ammazzati, di imbracciare pistole e armi, come nella
storia di Marco e Ciro, detto Pisellìno
i quali sono due giovani
delinquenti che decidono di alzare la posta: cominciano così attività illecite
in proprio; prima rubano della droga ad un gruppo di extracomunitari, quindi
arrivano a rubare delle armi in un deposito della camorra, compiendo anche
rapine. Dopo aver ignorato i primi avvisi di minacce, i due vengono attirati in
un desolato tratto del litorale domizio. Lì vegono uccisi brutalmente, ed i
loro corpi fatti sparire, sotterrati con una ruspa.
La pellicola racconta di un fenomeno malavitoso
che viene influenzato dalla spettacolarizzazione mediatica, in cui i boss si
ispirano negli abiti e nelle movenze ai divi del cinema.
Un particolare interessante del film
è il linguaggio in cui gli attori si cimentano: curato con estremo realismo.
Con
sconcertante semplicità dialettica si prendono le decisioni su chi ammazzare
e non esistono sfumature. O si è da una parte, o dall'altra, o
dentro o fuori.
Per
far comprendere meglio il linguaggio del film poi, la pellicola viene sotto
intitolata: i sottotitoli infatti rappresentano un'italianizzazione di
espressioni dialettali napoletane.
Per quanto riguarda l’ambientazione, Nel
film sono presenti molti luoghi fatiscenti, quasi “astratti”, se così si può
dire.
Gli interni, pur essendo poveri, mostrano la predilezione per l’arredamento
vistoso: per esempio, nel film si vede un trasloco nel quale vengono spostati
una poltrona dorata in velluto viola e molti altri oggetti vistosi.
In fine mi sento di affermare che,
nonostante i casi mediatici in cui in seguito è stato implicato il film (come
il caso di Bernardino Terracciano, interprete di “Zi' Bernardino”, che
fu arrestato in seguito per favoreggiamento, estorsione e detenzione abusiva di
armi da fuoco, il quale fu seguito poi da Salvatore Fabbricino, che interpretò
uno dei tanti camorristi nel film, e Giovanni Venosa, che interpretò un
capoclan), la storia che racconta il film rimane comunque quella che è: una
storia vera che parla di verità.
Voto:
4/5